L’eremo di Santa Chelidonia appare quasi come un nido protetto dal bosco e da aspre pareti rocciose. Fu fatto costruire nel XII secolo dagli abati sublacensi nel luogo dove la santa era vissuta cinquantanove anni, in preghiera, sostenuta solo dalle offerte di cibo dei devoti. Negli anni ebbe un notevole sviluppo, poi con le incursioni saracene fu completamente distrutto. Oggi le rovine del monastero sono una meta suggestiva per un’escursione tra storia e natura.
Il sentiero inizia poco sopra Subiaco, in località Tenne, cui si arriva dalla strada provinciale per Monte Livata. Poco dopo aver superato il bivio per Vignola, sulla sinistra, si stacca una stradina asfaltata riconoscibile dal segnavia del sentiero 674c. Si segue la stradina che si snoda a mezza costa tra i campi e dopo circa un chilometro sulla destra si trova un’edicola in legno e i cartelli con l’indicazione per la salita all’eremo (segnavia 671a 674c). Ci si addentra sul sentiero che si snoda in un bosco di lecci e querce, fino ad arrivare ad una radura con un edicola votiva, poco dopo si entra in un fitto rimboschimento di pini, proseguendo a tornati ci si raccorda con il sentiero 671b, ci si tiene a destra e si continua la salita fino ad arrivare ad un bivio, qui si gira a destra e si prosegue lungo il viale di cipressi fino all’eremo, dove ci accolgono i resti di mura possenti in cui si aprono ampie arcate che si affacciano sulla vallata. Al centro del muro di fondo si trova una piccola chiesa con un bell’affresco che raffigura il Cristo.
Per il ritorno si segue la via dell’andata ma vale la pena, al primo bivio, fare una breve deviazione, prendendo il sentiero sulla destra, ed arrivare fino alla Morra Ferogna, un’enorme roccia che spunta dalla vegetazione, antica “ara sacra” degli Equi legata al culto della Dea Feronia. Dallo spiazzo erboso alla base del torrione (1050 m) il panorama spazia dai crinali dei Monti Simbruini agli Affilani, ai Prenestini, ai Ruffi e ai primi baluardi dei Lucretili. La salita in vetta è breve ma richiede un po’ di destrezza nel superamento di un tratto esposto.
(Percorso nella Carta escursionistica del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini)