Il Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, istituito nel 1989, è per estensione la seconda area protetta del Lazio: 18.000 ettari di gole verdeggianti e anfiteatri rocciosi che, a tratti, si aprono su pianori carsici di singolare bellezza, colline coperte da oliveti e altipiani da cui l’orizzonte spazia fino alle vette più alte dell’Appenino
Spartiacque tra la Valle del Tevere e la Val d’Aniene, i Monti Lucretili sono l’ultimo baluardo montuoso verso il Mar Tirreno. A Sud-Ovest, con un salto di quota di mille metri, il Gruppo del Monte Gennaro (1272 m) s’innalza bruscamente dalla Campagna Romana creando un effetto barriera verso il mare che influenza il clima interno e favorisce un incredibile universo botanico. Il territorio è aspro sul versante esterno, inciso dalla palestra di roccia formata dalle pareti a strapiombo del Monte Morra e dalla profonda vallata del Fosso della Scarpellata; più dolce e denso di boschi all’interno, dove gli ampi Pratoni del Gennaro, i pianori di Campitello e le faggete di Prato Porcini e Valle Cavalera si alternano alle forre di Madonna dei Ronci, Vena Caprara, Stretta Vallicina e Vena Scritta e ai rilievi del Monte Arcaro, Monte Follettoso e Monte Guardia.
A Nord il confine è segnato dal Monte Pendente e a Est dalla lunga cresta della Cimata delle Serre, panoramica cornice dei Lagustelli di Percile. Al centro del Parco il paesaggio è plasmato dalla lunga dorsale della cima più alta dei Lucretili: il Monte Pellecchia (1369 m), che degrada dolcemente verso Nord con la Cima Coppi e l’altipiano delle Pratarelle, che in primavera si trasforma in un ricco catalogo di orchidee di montagna, mentre verso Sud-Est sprofonda nel mare di verde della vallata del Torrente Maricella, dove il susseguirsi di cascatelle forma il Giardino dei 5 sensi, e della suggestiva Valle Ustica, scavata dal Torrente Licenza che, al termine della sua breve corsa, confluisce nell’Aniene a ridosso della spettacolare rupe di San Cosimato.
Il paesaggio, selvaggio e ricco di contrasti, del Parco dei Monti Lucretili è frutto di un lungo processo geologico iniziato nel Triassico (circa 200 milioni di anni fa) quando, dal mare lagunare della piattaforma carbonatica laziale, vaste aree di fanghi e sedimenti cominciarono a scivolare verso le acque profonde del bacino umbro-marchigiano e successivi movimenti tettonici sollevarono i rilievi dei Lucretili portando alla luce quelle complesse e affascinanti stratificazioni di calcari, dolomie, marne e flysch ricchi di fossili marini che oggi si possono ammirare in diversi geositi del Parco: da Campitello, alla Fonte della Longarina, al canalone del Peschio Rosso ma soprattutto sul Monte Pellechia e sul Monte Morra, i più ricchi giacimenti di megalodonti dell’Appennino centrale.