Quello che più colpisce sui Monti Simbruini è l’estensione dei boschi di faggio. Da Camerata Nuova a Filettino è un continuo susseguirsi pianori carsici e faggete; fresche e refrigeranti in estate, silenziose e ovattate in inverno, quando, ormai spoglie, lasciano trapelare i raggi del sole che si riflettono su una candida coltre di neve.
Anticamente il faggio ricopriva gran parte dell’Appennino, la necessità di ricavare aree agricole, pascoli e legname per le attività umane ne hanno ridotto la presenza, eppure quest’essenza forestale è preziosissima per l’equilibrio di due aspetti fondamentali della nostra vita: il clima e l’acqua. Le foreste di faggio vivono in ambienti calcarei fortemente permeabili, con le loro vaste zone ombrose mantengono il terreno umido e pur assorbendo molta acqua dalle radici, la rilasciano nell’ambiente sotto forma di vapore acqueo che ricadendo sul terreno penetra lentamente nel sottosuolo andando ad alimentare gli acquiferi sotterranei; un processo coadiuvato dalle piccole sacche create dall’apparato radicale fortemente sviluppato in superficie, che intercettano piogge e neve impedendo che scivolino via rapidamente.
Le faggete più spettacolari dei Monti Simbruini sono quelle del Monte Autore, di Camposecco e del Monte Tarino. Nella valle del Fosso Fioio insieme ai faggi crescono esemplari di abete bianco, presenza residua di ben più vaste colonizzazioni un tempo comuni a tutto l’Appennino; sugli altipiani del Faito sono affiancate da antichi esemplari di tasso. Il sottobosco della faggeta, ad eccezione delle presenze stagionali di diverse varietà di funghi, è in generale spoglio, alle quote più basse, dove al faggio si mescolano altre essenze, sono presenti però anche strati arbustivi di ginepro e agrifoglio. Nonostante la povertà del suolo significhi inevitabilmente scarsezza di risorse alimentari, molti uccelli come la cincia bigia, il picchio, tra cui il raro picchio dorsobianco, l’allocco, il gufo, la poiana e mammiferi come il ghiro, lo scoiattolo, la martora, il gatto selvatico, la lepre, il lupo, il capriolo e il cervo trovano un rifugio sicuro in questi boschi.