La varietà botanica del Parco dei Monti Lucretili è sorprendente: una singolare alchimia di piante mediterranee, centro-europee e orientali, frutto della particolare coreografia montuosa, che dà luogo a biotopi con microclimi molto diversi, e delle attività antropiche che, fin dalla preistoria, hanno modificato i piani boschivi per far spazio a pascoli e coltivazioni
In generale prevalgono le specie mediterranee che prediligono un clima estivo fresco. La fascia collinare fino ai 400/500 metri è caratterizzata da terrazzamenti a secco con oliveti e frutteti; dai 500 ai 700 metri, è colonizzata da fitti boschi di roverella, castagneti (sui versanti di San Polo dei Cavalieri e Roccagiovine), e foreste miste di carpino nero, carpino orientale, orniello, nocciolo, tiglio, sorbo, leccio, che in inverno colora le montagne di chiazze verdi, mentre in primavera spiccano la fioritura gialla del maggiociondolo, quella rosa del siliquastro o albero di Giuda, ma soprattutto quella bianca e profumatissima dello styrax officinalis, la cui presenza è considerata dagli esperti un vero e proprio “mistero” geo-botanico: è infatti una specie tipica dei Balcani e dell’Egeo rarissima in Italia, tanto da essere stata eletta a simbolo del Parco. Ai margini dei boschi si trovano ricchi arbusteti di macchia mediterranea con fillirea, lentisco, cisto, mirto, rosa sempervirens, viburno, biancospino, corniolo, ginestra e rampicanti quali clematide, caprifoglio e stracciabraghe che vegetano insieme al terebinto. Nel sottobosco crescono il pungitopo minore, diversi tipi di felce, la dafne laureola e l’elleboro, nei piani più assolati fioriscono barba di becco violetta, convolvolo, silene, crocus, romulea e nelle valli umide diversi tipi di ranuncolo e la pervinca.
Sopra i 700/800 metri di quota l’ambiente è caratterizzato da estese faggete con esemplari di notevoli dimensioni, che a Campitello e nell’antico tratturo di Valle Cavalera vivono in simbiosi con enormi agrifogli che ne fasciano i tronchi, e a Prato Porcini, hanno un aspetto contorto e suggestivo creato dalle potature realizzate per favorire l’alimentazione del bestiame. Sulle pendici del Monte Follettoso ai faggi si aggiunge l’acero montano. A queste quote sono frequenti: altea ispida, eliantemo maggiore, cicerchia primaticcia, sigillo di Salomone, erba fragolina, anemone apennina e hortensis, peverina, geranio di San Roberto e il raro giglio martagone.
Oltre i 1000 metri si trovano vaste zone di centenarie praterie secondarie, sede di antiche aree di pascolo. Sulle sommità dei rilievi s’incontrano la carlina bianca e l’iris sabina, un endemismo di questa porzione appenninica. In tutti gli ambienti, anche a quote diverse, dalla primavera all’estate si può osservare la fioritura di oltre quaranta varietà di orchidee di montagna