Il Castello Caetani di Trevi nel Lazio con la sua mole imponente disegna il paesaggio dell’Alta Val d’Aniene e propone un “tuffo” nel Medio Evo degli scontri tra guelfi e ghibellini. La sua storia s’intreccia con quella dei papi del XIII secolo che lo assegnarono a parenti e fiduciari per assicurarsi un fedele caposaldo su un’importante via di comunicazione al confine con il Regno di Sicilia, conteso dagli eredi di Federico II di Svevia, dalla dinastia francese degli Angioini e dalla corona inglese
Il nucleo centrale del castello ebbe probabilmente origine nell’839 quando, a seguito di un’incursione saracena, nella parte più alta della Civita fu costruita un’imponente torre utilizzando, come bastione di difesa, parte dell’antica cinta muraria del 300 a.C.
Nel 1257 papa Alessandro IV, per assicurarsi il controllo “fidato” del confine con il Regno di Sicilia, assegnò i feudi di Trevi, Vallepietra e Filettino al nipote Rinaldo de Rubeis, già feudatario di Jenne. Il suo successore, Urbano IV, nel 1262, conferì il dominio su Trevi all’Abbazia di Subiaco, ma Rinaldo attaccò il castello e lo riconquistò. Il papa non si fece intimorire e, con la bolla del 3 gennaio 1263, lo affidò ai cavalieri Templari che ne fecero una roccaforte per il controllo commerciale su una delle vie percorse dai crociati diretti in Terrasanta; finché, nel 1265, Clemente IV lo riassegnò a Rinaldo di Jenne. Sul finire del secolo, l’elezione di Bonifacio VIII, della potente famiglia Caetani, modificò ancora una volta gli equilibri politici. Il nuovo pontefice, nativo della vicina Anagni, costituì un blocco territoriale che affidò ai familiari con l’intento di avere il controllo diretto dei confini con il Regno di Sicilia, dominato dagli Angioini, e di tutelarsi dagli attacchi interni ad opera dei Colonna; così, nel 1299 Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, acquisì il feudo di Trevi e per il papa il borgo diventò un luogo “sicuro” per riposarsi e per ricevere ambascerie da Edoardo I d’Inghilterra. Dopo la morte di Bonifacio VIII, i Caetani rimasero Signori di Trevi fino al 1471 quando furono cacciati da una rivolta popolare e il borgo tornò nell’orbita del monastero di Subiaco, ma si era ormai chiusa un’epoca, il castello perse il suo prestigio e fu lentamente inglobato nel tessuto urbano. Il terremoto del 1915 causò gravi danni e solo nel 1984 un radicale restauro ha permesso di aprirlo al pubblico ed utilizzarlo per eventi.
Dei due ingressi originari è oggi utilizzato quello secondario, l’accesso principale, costituito da un grande arco a sesto acuto alto sette metri, è invece inglobato in una delle abitazioni vicine. L’interno del castello si articola in tre parti: l’ala destinata ad abitazione del feudatario e quella ad uso militare, che ospitano la Mostra permanente di Preistoria ed Archeologia, e, al centro della corte, il poderoso mastio, alto 16 metri, dalla cui terrazza si ammira lo splendido panorama delle vette dei Monti Simbruini, Cantari ed Ernici. Il sistema difensivo comprendeva anche due cinta di mura, una più antica che circonda la Civita e una rinascimentale di cui fanno parte una serie di torri ora incorporate nelle abitazioni circostanti.