L’Abbazia di Santa Scolastica sorge sulle pendici dei Monti Simbruini, dove la gola dell’Aniene si fa più stretta e la natura è così spettacolare e selvaggia che già nel medioevo affascinò monaci ed eremiti che scelsero questi luoghi per vivere “lontano dai pericoli del mondo e più vicini a Dio”. È il secondo monastero fondato dallo stesso san Benedetto; il nucleo originario, ben più piccolo dell’attuale complesso architettonico, risale al 520, ma la politica temporale della Chiesa di Roma ne fece ben presto un centro di potere feudale che fu ampliato e decorato con manufatti pregevoli che ancora oggi ne testimoniano il ruolo prestigioso e il potere economico.
Il Chiostro Rinascimentale
L’Abbazia si articola attorno a tre chiostri di raffinata eleganza. L’attuale portale d’ingresso, del XX secolo, è sormontato dall’iscrizione Ora et Labora, motto dei monaci benedettini, da qui si accede al Chiostro Rinascimentale, costruito alla fine del Cinquecento. I lati ovest e sud del portico presentano archi maestosi poggiati su pilastri quadrati con affreschi del 1600 che raffigurano i papi che visitarono il monastero. Gli altri due lati sono stati murati per far posto a costruzioni successive mantenendone però la siluette.
Il Chiostro Gotico
Il secondo chiostro o Chiostro Gotico è stato costruito tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300. Il porticato, caratterizzato da archi a sesto acuto, era interamente affrescato; al centro del giardino campeggia un pozzo esagonale con due colonne di marmo provenienti dalla villa neroniana che si sviluppava poco più in basso, tra le due sponde dell’Aniene. Vi si accede attraverso un doppio arco dal profilo a chiglia, frutto di un rimaneggiamento del XV secolo, elemento decorativo di chiara influenza catalana probabilmente voluto dall’allora abate dell’abbazia, il cardinale spagnolo Torquemada. Le cornici sono decorate con figure di patriarchi, profeti e angeli e l’arcata esterna è sormontata da un bassorilievo con una Madonna in Trono.
Il Chiostro dei Cosmati
Il Chiostro dei Cosmati, è un vero gioiello dell’arte romanica. Fu costruito nel XIII secolo dal marmoraro romano Jacopo di Lorenzo e da suo figlio Cosma, dal quale prese il nome l’arte del mosaico in marmo policromo. Il portico è costituito da piccoli archi che poggiano su sottili colonne in marmo bianco, in parte binate e in parte tortili, con capitelli l’uno diverso dall’altro, su alcune sono scolpite facce di diavoli e teste umane rovesciate. Sulle pareti della galleria sono raffigurati i paesi che nel Medioevo erano sotto la giurisdizione temporale dell’abbazia, le volte sono completamente affrescate con simboli liturgici e i quattro Evangelisti, particolare è l’occhio di san Matteo che guarda il visitatore da qualsiasi lato egli si trovi. Nel 1578 Al centro del cortile, nel 1578, fu inserito un elegante pozzo rivestito di marmi provenienti dalla villa di Nerone.
La Chiesa
La Chiesa attuale è il risultato di una lunga stratificazione, iniziata nel VI secolo e culminata con la ristrutturazione, del 1769, ad opera di Giacomo Quarenghi. Pur imponendole uno stile neoclassico, proprio della sua epoca, il famoso architetto ne seguì la struttura gotica precedente, rimane così il bel portale ad arco con un affresco nella lunetta e altri affreschi, di scuola senese del secolo XIV, con scene della vita di san Benedetto. Il campanile, alto circa 30 metri, è in puro stile romanico, poco prma del’anno mille, furono innalzati i primi cinque piani e successivamente gli altri due, conferendo a tutto il complesso quell’aspetto monumentale che tutt’ora lo caratterizza.










Fin dal XIII secolo il monastero ospitava monaci provenienti da tutta l’Europa, nel 1465 arrivarono, da Magonza, due chierici tedeschi, Arnold Pannartz e Konrad Sweynheym, che portarono con loro un’invenzione staordinaria, fino ad allora mai vista in Italia: il torchio da stampa a caratteri mobili di Gutemberg, arricchendo, con i primi libri stampati in serie, la Biblioteca dell’Abbazia, che già custodiva oltre 10.000 tra incunamboli e codici miniati. La storia della stampa e delle attività cartarie che da allora si svilupparono a Subiaco sono ripercorse nel Museo Civico delle Attività Cartarie.